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Costa d’Avorio e d’oro

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Come nel 1992. Stessi campioni, stessi avversari, stesso punteggio e stesso epilogo. La Costa d’Avorio conquista la seconda Coppa d’Africa della sua storia vincendo ai rigori contro il Ghana al termine di una serie infinita di tiri dal dischetto e dopo lo 0-0 dei 120’. Ventitré anni dopo, dunque, sul tetto d’Africa salgono gli Elefanti, considerati i favoriti alla vigilia del torneo, nonostante l’addio di Didier Drogba, uomo-simbolo del calcio ivoriano.

La lunga coda dei rigori sorride per la seconda volta in tre anni al tecnico Hervé Renard: anche nel 2012 il francese vinse la Coppa d’Africa dal dischetto: in Gabon (che organizzò il torneo in coabitazione proprio con la Guinea Equatoriale) il suo Zambia inscenò un mezzo miracolo sportivo che vide come vittima, proprio la Costa d’Avorio. Per Avraham Grant invece, arriva un’altra cocente delusione dagli undici metri, dopo quella del 2008, quando il suo Chelsea perse la finale di Champions League contro il Manchester United. Una trottola di corsi e ricorsi maturata dopo undici rigori a testa.

A decidere la finale di Bata sono stati i portieri, uno in particolare, Barry Copa della Costa d’Avorio. Dalla panchina alla copertina il passo è stato breve: Barry ha preso il posto dell’infortunato Gbohouo proprio in occasione della finale e all’undicesimo rigore ha neutralizzato il tiro del collega Razak. E pochi secondi dopo, con i crampi, ha segnato in prima persona contro lo stesso Razak, su cui pendono contemporaneamente le “colpe” di non aver sventato nessun rigore (i due errori della Costa d’Avorio sono stati una traversa di Bony e un tiro fuori di Tallo) e di aver sbagliato il tiro decisivo. Le lacrime del portiere ghanese e la gioia di Barry, chiudono il sipario su una Coppa d’Africa non spettacolare, ma sicuramente molto equilibrata (in questo senso è significativo un dato rispetto alla Coppa d’Asia appena conclusa: in Guinea Equatoriale sono finite in parità quindici sfide su trentadue; nel torneo australiano, appena quattro e tutte nella fase a eliminazione diretta).

Sui rigori sono da segnalare alcuni cambi fatti ad hoc. I due tecnici si sono riservati per gli ultimi istanti di gara quattro sostituzioni. Stelle come Gyan e Gervinho sono state sostituite proprio a pochi attimi dalla fine e degli ingressi in campo, non tutti hanno risposto presente. Badu per il Ghana e Kalou per la Costa d’Avorio si sono rivelati scelte azzeccate, mentre Acheampong da una parte e l’ivoriano Tallo dall’altra hanno toppato il loro unico pallone toccato durante il match. Le sostituzioni in vista dei rigori non sono una novità, ma è comunque strano che in una gara dai ritmi molto lenti e tra due squadre visibilmente stanche, i tecnici abbiano preferito non attingere dalla panchina per tentare una svolta.

Quello del Ghana è stato un suicidio perfetto. Il fatto di trovarsi sul 2-0 dopo due rigori e di aver sprecato malamente un vantaggio così grande, rimarrà un incubo indelebile per molti degli elementi ghanesi, su tutti Grant, che ha rivissuto l’incubo di Mosca (e puntualmente aveva dichiarato: «Spero di non andare ai rigori»). Il tecnico israeliano ripenserà a lungo anche al palo di Atsu colpito nel primo tempo, l’occasione più ghiotta di una partita altrimenti monotona. Quella del Ghana era una rosa giovane e nessuno dei convocati in Guinea Equatoriale superava i trent’anni, neppure il simbolo Asamoah Gyan, che sembra un veterano ma di anni ne ha solo ventinove. Ci saranno dunque altre occasioni per spezzare la maledizione che dura dal 1982, anno della quarta e ultima Coppa d’Africa vinta. Nelle ultime cinque edizioni, le Stelle Nere sono sempre arrivate almeno in semifinale, ma alla fine hanno sempre dovuto guardare gli altri alzare il trofeo.

Molto simile a quello del Ghana, era stato l’andamento recente della Costa d’Avorio. Gli arancioni hanno spezzato il tabù, con una formazione che aveva diversi elementi all’ultima chiamata utile: l’eroe della serata Barry ha 35 anni, Kolo Touré 33, Tiené 32, Yaya Touré 31. Quest’ultimo, già vincitore degli ultimi quattro Palloni d’oro africani, ha alzato al cielo quella coppa che la Costa d’Avorio sfiorò per l’ultima volta nel 2012. A uno dei migliori calciatori africani della storia, mancava giusto questo successo.

Giovanni Del Bianco
@g_delbianco

Il tabellino della finale:
Bata, 8 febbraio 2015
Costa d’Avorio (3-4-3): Barry; Bailly, K. Touré, Kanon; Aurier, Die, Y. Touré, Tiéné (116’ Kalou); Gradel (67’ Doumbia), Bony, Gervinho (121’ Tallo). Ct: Renard.
Ghana (4-2-3-1): Razak; Afful, Boye, Mensah, Baba; Acquah, Wakaso; Atsu (116’ Acheampong), Appiah (99’ J. Ayew), A. Ayew; Gyan (120’ Badu). Ct: Grant.
Arbitro: Gassama (Gambia).
Sequenza rigori: Wakaso: gol, Bony: traversa, J. Ayew: gol, Tallo: fuori, Acquah: parato, Aurier: gol, Acheampong: parato, Doumbia: gol, A. Ayew: gol, Y. Touré: gol, Mensah: gol, Kalou: gol, Badu: gol, K. Touré: gol, Afful: gol, Kanon: gol, Baba: gol, Bailly: gol, Boye: gol, Die: gol, Razak: parato, Barry: gol.


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